Stefania Cancellier

Stefania Cancellier nasce a S. Donà di Piave nel 1961 , risiede a Musile di Piave dove ha lo studio vicino al fiume Piave , fonte di ispirazione   e energia vitale.  Si  diploma nel 1979  all’Istituto Magistrale Stefanini di Mestre. La   prima formazione artistica è presso la scuola del prof. Roberto Furlan , successivamente frequenta il corso di Approfondimento della Pittura con il prof. Giovanni Cesca con il quale troverà l’espletamento della sua arte volta alla dimensione emotiva. Curiosa di esplorare nuove emozioni , partecipa ai corsi della scultrice Elena Ortica , un mondo fantastico che aprirà un  nuovo percorso artistico . Partecipa a mostre collettive tenutesi  a : Bassano del Grappa, Jesolo, Musile di Piave e S. Donà di Piave. Le più significative mostre e partecipazioni a premi sono: 2° Premio Renato Nardi Isola della Giudecca Venezia nel 2014 e segnalata nelle successive edizioni del 2015 e 2016, Collettiva “Ars celare artem” Casa dei Carraresi a Treviso nel 2015, segnalata al Premio Burano (VE) nel 2016. Mostre personali :  Zanè di Thiene nel 2008. Nel 2016 tiene una significativa personale negli Spazi dei Consorzi di Bonifica a S. Donà di Piave e a  Noventa di Piave  nel 2024 “ galleria La Loggia “ Alcune sue opere si trovano presso collezioni private in Scozia e Moldavia.

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Ivano Ledda – Ceramiche Raku

La ceramica è la più arcaica tecnica artistica, scoperta ed adottata dagli uomini preistorici per plasmare i loro dei e contenere e conservare i loro cibi, il bene più prezioso. Una tecnica tanto antica che nell’era dell’informatica e dell’arte digitale sembra non avere più segreti ed essere superata da altre tecniche. Eppure non è così: la ceramica, in particolare quella raku, affascina ancora e, soprattutto, c’è ancora tanto da scoprire. Sì, perché plasmare, colorare e cuocere sono soggetti a migliaia di combinazioni e di varianti. Ed è qui che l’estro di Ledda dà il meglio di sé. Più che agli oggetti in sé, l’artista è interessato alla tecnica, alla metodologia adottata. Il suo laboratorio è più simili ad un’antica bottega alchemica, con file sterminate di barattolini in vetro con pigmenti brillanti o terrosi, con attrezzi di tutti i tipi abbarbicati alle pareti o gelosamente custoditi in astucci in cuoio a rotolo dal sapore antico, con prove di colore su pezzi di ceramica con annotazioni sui materiali usati e sui tempi di cottura.  E poi blocchi di terre (argilla rossa, bianca, semirefrattaria…), pezzi di vetro smussati dal mare, simili a pietre preziose, da far sciogliere sopra un vaso in cottura, legandoli indelebilmente, in un matrimonio chimico e artistico a 1000°. Ma anche cocci e resti di molti lavori, che non vanno buttati perché Ledda sa, come ogni saggio maestro, che ogni successo passa da innumerevoli, preziose sconfitte, che ad ogni mirabile anfora dal perfetto equilibrio di campiture turchesi e carezze ramate,  corrispondono anfore esplose, annerite, deformate. Sembra che l’artista voglia tener memoria, quasi per un sacrale rispetto, di ogni suo prodotto. E te li mostra così i suoi lavori, orgoglioso come un padre dei figli, passandoli da una mano all’altra, accarezzandoli, soffiando via con delicatezza qualche pagliuzza o velo di polvere di terracotta carteggiata.  E tu non puoi che essere rapito dal suo entusiasmo, dal suo trascorrere repentino da un lavoro all’altro, dal suo illustrarti procedimenti e intendimenti.

Ma il suo estro ha sempre voluto unirsi simbioticamente a sensibilità femminili: prima l’intensa collaborazione con Susanna Marianelli (detta la Pisana), abilissima e delicata ceramista, poi quella con Patricia Toffoli, da 10 anni anche sua compagna di vita, creatrice di soggetti briosi e coloratissimi.

La sua ricerca non si limita ad abbinamenti inusuali e a materiali compatibili, ma anche alla realizzazione del “forno perfetto”. Ne ha costruiti diversi, rudimentali ma funzionanti e funzionali, che usa per sé o durante i frequentatissimi e suggestivi corsi di Raku all’aperto, corsi nei quali racconta e spiega, con una generosità ed una umiltà rare tra gli artisti, tutti i segreti del mestiere.

Nel suo laboratorio alchemico questo demiurgo dei nostri tempi ha scoperto la sua “pietra filosofale”: la condivisione.

Manuela Caretta

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